OBIETTIVI DEL PERCORSO DI DIDATTICA SITUATA

I MAGREDI DI VIVARO (PN)

Gli obiettivi e le motivazioni che hanno spinto verso questa avventura, sono stati così sintetizzati dai bambini:

  • conoscere bene un ambiente, presente nel nostro territorio e così particolare affezionarci ad esso, quindi proteggerlo
  • farlo conoscere a più gente possibile, non per turismo, bensì per divulgare la
  • conoscenza, la sensibilità verso questo territorio e promuovere così la volontà di contribuire alla sua tutela.

Per noi insegnanti, ciò ha posto il problema della disponibilità nel tempo a
condurre tali esperienze, una volta predisposti i materiali, ovvero in quali termini la scuola poteva rendersi disponibile per questa esperienza di educazione permanente?
Il lavoro di avvio della cellula ecomuseale si è sviluppato e si svilupperà anche nei prossimi anni scolastici per le forti motivazioni esplicitate dalle insegnanti che non si discostano molto da quanto esposto dai bambini:

  • Motivare un percorso didattico interdisciplinare, in cui il bambino abbia l’occasione di progettare, fare, sperimentare, produrre per sé e per gli altri; come insegnanti vogliamo dare il nostro contributo alla diffusione del contagio ovvero, vogliamo anche noi –alunni ed insegnanti - produrre strumenti didattici da mettere a disposizione di altre scolaresche, ma capaci soprattutto di essere efficaci strumenti di apprendimento significativo per coloro che li costruiscono.
  • Rispondere ad un’esigenza del territorio: dell’Ente Comunale e della specifica cellula ecomuseale, dell’associazione Lis Aganis, ma soprattutto del 'popolo dei magredi’. C’è sempre meno l’esigenza di recarsi nei magredi, la quotidianità odierna non ha bisogno del magredo, ora, passando in velocità sopra i nuovissimi ponti, si stenta a vederli. Sempre più bambini nelle nostre classi non sanno dare significato alle parole Cellina, Meduna, Colvera, grava, magredo,
    piena e non perché sono di origine straniera.
  • Stimolare l’acquisizione di abilità e conoscenze: devo conoscere a fondo per proporre agli altri
  • Sfruttare il carattere interdisciplinare del percorso per tracciare in parallelo itinerari più specificamente disciplinari e promuovere nel contempo la strutturazione delle conoscenze e lo sviluppo di competenze.

Il progetto è stato però e soprattutto un’occasione dal punto di vista formativo: non è sempre sufficiente acquisire conoscenze o sviluppare abilità per conoscere, devo anche entrare in empatia con l’oggetto della mia conoscenza; lavorare nel/sul/per il territorio è proprio anche questo perché significa mettere radici, apprezzare, difendere, condividere vale per noi indigeni del magredo, vale ancor di più per chi non vive nel nostro
territorio, poiché…

il magredo
o lo si ‘sente’ o non lo si ‘vede’…


lo sappiamo perché ci è già accaduto in precedenti nostre esperienze, sempre legate ai progetti di insegnamento della lingua friulana, ma ad argomento storico/antropologico.
Il magredo infatti è un territorio a prima vista piuttosto desolato, viene denominato anche la ‘steppa friulana’, perché di questo si tratta; si compone di vaste zone pianeggianti ricoperte da prato incolto o da sassaie più o meno interrotte da specie vegetali che tappezzandole in parte ne conferiscono l’aspetto definito a macchia di leopardo. La vegetazione dei magredi e le specie animali che vi vivono sono talvolta uniche e rare, tanto da far meritare al territorio la recente trasformazione in SIC ovvero di Sito di Importanza Comunitaria. La formazione e la conformazione del magredo si devono all’azione dei tre torrenti, Meduna, Cellina e Colvera che circondano il Comune di Vivaro e confluiscono proprio appena al di sotto di esso.

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